Riforma AVS: nessun aumento del tasso di contribuzione

Il 1° pilastro deve essere urgentemente riformato, altrimenti il deficit di finanziamento minaccia di arrivare a 26 miliardi di franchi. Oggi, lunedì 10 agosto 2020, inizia la consultazione preliminare in seno alla Commissione sociale. In una lettera, la SSIC raccomanda delle modifiche dell’oggetto.

La Società Svizzera degli Impresari-Costruttori SSIC sostiene la riforma del 1° pilastro, poiché necessaria a causa dello squilibrio finanziario – il deficit di finanziamento minaccia di arrivare a 26 miliardi di franchi entro il 2030. Tuttavia, in qualità di rappresentante di imprese con le proprie soluzioni settoriali molto generose, essa pone l’attenzione sul fatto che la riforma non incida solo sui contributi. La SSIC rifiuta quindi tutte le mozioni relative al finanziamento dell'AVS tramite tassi di contribuzione più elevati. «Il settore principale della costruzione, che la SSIC rappresenta, paga salari elevati e già ora e deve sostenere spese salariali accessorie molto elevate. Le spese salariali accessorie ammontano al 50 per cento delle spese salariali dirette. Le spese salariali accessorie sono tanto elevate anche perché il settore principale della costruzione ha delle buone prestazioni della rendita di vecchiaia per i suoi dipendenti grazie a soluzioni settoriali ad hoc. Il margine di profitto nell'edilizia e nel genio civile si aggira intorno al 2-3 per cento del fatturato. La media svizzera è invece superiore al 7 per cento. Difficilmente potremo quindi far fronte ad un ulteriore aumento dei costi», sostiene Martin Maniera, responsabile della politica economica della SSIC.

Maniera è anche critico nei confronti dell'aumento di 0,7 punti percentuali dell'imposta sul valore aggiunto. A suo avviso, si tratterebbe di un sovvenzionamento trasversale dell'AVS, che non risolverebbe il problema di fondo dell'AVS, ossia che, a causa della demografia, i costi delle rendite in relazione al sistema adottato sono superiori alle entrate. Piuttosto, l’aumento dell'imposta sul valore aggiunto costituirebbe un ulteriore peso per l'economia.

Maniera ritiene che l'approccio della riforma debba essere basato sulle prestazioni. È accolto quindi un aumento dell'età pensionabile per le donne da 64 a 65 anni, ma è rifiutata una compensazione per esso. Ciò non farebbe altro che rendere la riforma dell'AVS inutilmente dispendiosa.

La SSIC si oppone inoltre anche alla mescolanza della riforma del secondo pilastro con quella del primo pilastro. «Questa mescolanza è stata una delle ragioni per cui la popolazione ha respinto alle urne la riforma della previdenza per la vecchiaia del 2020», sostiene inoltre Maniera.

La SSIC si trova invece d'accordo con il pacchetto di misure per rendere più flessibile la riscossione delle rendite. Ciò creerebbe incentivi per i dipendenti a rimanere più a lungo nel mercato del lavoro e più spesso anche al di sopra dell'età di riferimento dell'AVS. La SSIC accetta - anche se con una certa resistenza - i piccoli incentivi per la riscossione anticipata delle pensioni, purché assicurati dalla maggioranza degli elettori e dal Parlamento.

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Schweizerischer Baumeisterverband

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